Orazio Quaranta, il pasticcere

Orazio Quaranta, il pasticcere

A Orazio Quaranta, fantasioso creatore di raffinati , fantasiosi e squisiti dolci

La filastrocca di Quaranta

“ io sono giovane e pagherò
Non te lo nego e non te lo do
Andate in piazza e chiedete di me
Se pago agli altri, pago pure a te!”

paghi 1 e prendi 3

Tecnica di marketing o pillole di bontà per ragazzini senza soldi? Nessuno lo potrà stabilire con certezza. Sicuramente il primo al mondo ad applicare la formula

fu un galantuomo della Pescara del primo ‘ 900.
Era l’epoca in cui prevalevano  fiducia e  rispetto per il prossimo, ma era anche l’epoca in cui esisteva la necessità di  arrangiarsi.
Quaranta, oltre che professionalmente rinomato, era anche il pasticciere che ti permetteva di mangiare 2/3 bombe (famose paste strapiene di crema) facendotene pagare una.
La cosa era risaputa e sulla bocca di tutti.
Era credulone o si faceva passare per tale per soddisfare le voglie dei ragazzini che altrimenti non avrebbero avuto la possibilità economica di mangiarne in quel numero ? A tanti anni di distanza si è  propensi a pensare che fossero atti di bontà.
C’erano degli orari strategici in cui il pasticciere era piuttosto impegnato nelle fasi di lavorazione  nel retrobottega.
Erano quelli i momenti giusti per entrare a consumare l’agognato e profumatissimo dolce.
L’odore di cannella era penetrante e inebriava il corpo già prima di entrare nella bottega;
era l’anticipo del piacere che di lì a poco si sarebbe consumato.
L’inevitabile imbrattarsi della bocca di crema e di granelli di zucchero, gli inutili tentativi, nella foga del piacere, di pulirsi a fondo la bocca facevano ormai parte di un imprescindibile rituale.  Qualche morso lento in presenza di Orazio ( in seguito coadiuvato da Ciro) e poi un’accelerazione convulsa, rasentando l’ingozzamento e sacrificando  alquanto la sensazione voluttuosa del lento assaporamento, non appena il pasticciere rientrava nel retrobottega per continuare le lavorazioni. Due-tre bombe, eccezionalmente anche quattro se i tempi di assenza divenivano, come di norma accadeva, prolungati. Arrivava poi il momento di pagare.Si riaffacciava  il pasticciere all’esile richiamo e alla monotona domanda sull’entità del numero di paste consumate, arrivava abbastanza monotona ed univoca,sempre uguale,seria la risposta: una !

E dopo aver pagato, subito in piazza Garibaldi a stornellare la filastrocca:

Lu Parrozze di D’Amiche….se le magne le formiche
Lu Parrozze di Quarante…. Se le magne tutte quante!