Basilio Cascella

Basilio Cascella

“Credi, in questa benedetta ora sfuggevole dell’alba, tutto vive con una particolare colorazione. Vedi il muro bianco di quella casa ? Bene, in quella luce diventa una creatura, prende una sua fisionomia e parla. Parla con te e con Dio soltanto. A quest’ora tutto diventa pittura; devi riuscire a fermare sulla tela la trasparenza di quest’aria, che è di breve durata. Col tempo, quando avrai imparato ad ascoltare la voce dell’ alba avrai formato la tua tavolozza e raggiunto un tuo stile personale ed inconfondibile. Devi disegnare l’aurora, i suoi colori durano venti minuti, quando esce il sole tutto diventa volgare”.

Basilio Cascella

Capostipite di una vera e propria dinastia di artisti giunta ormai alla quinta generazione.

Personalità poliedrica e geniale è stato uno sperimentatore capace di cimentarsi con successo, oltre che nella pittura, anche nell’arte della ceramica, nella fotografia, nella litografia, nell’editoria d’arte.

In tutte le forme di espressione artistica cui si è dedicato è sempre pervenuto a vertici qualitativi elevati; i ritorni economici, però, non sempre si sono mostrati in sintonia con la qualità rigorosa della sua produzione.

Basilio Cascella  – Biografia

Basilio  nacque a Pescara il primo  ottobre del 1860 da Marianna Siciliano e da Francesco Paolo Cascella in un’abitazione sita a pochi passi dalla casa natale di Gabriele D’Annunzio.

Il padre svolgeva l’attività di sarto per signore sin dal 1846.

La speranza di poter migliorare le condizioni di vita indusse l’intera famiglia a trasferirsi, intorno al 1870, nella più popolata Ortona.

Basilio aveva un fratello, Ernani, detto “Grillone”, e tre sorelle, tra cui Adele e Camilla, nata nel 1868.

Basilio, cui non piacque continuare l’attività del padre,  nel 1876 decise, in compagnia con l’amico Nicola Seccia, di recarsi a Roma allo scopo di apprendere l’arte litografica.

Dopo un lungo viaggio a piedi, giunse alla Capitale. Entrò ad imparare l’attività litografica presso le officine  Luigi Salomone.

A Roma rimase oltre  2 anni  e qui si innamorò, ricambiato, di una bella fanciulla di ricca famiglia. Decise di troncare la relazione perché povero e senza prospettiva alcuna.

Nel 1879 si stabilì a Napoli entrando in contatto con molti altri artisti, tra cui Domenico Morelli e Francesco Paolo Michetti. Tutte le migliori scuole d’arte avevano sede all’epoca nella città partenopea. Qui conobbe Irolli che lo instradò  nell’arte pittorica.

Trasferitosi a Milano Basilio decise di aprire uno stabilimento litografico d’illustrazione. Lavorò come grafico pubblicitario e partecipò con alcune opere all’Esposizione Nazionale Artistica di   Torino del 1884, a quella di Venezia  del 1887, a quella di Londra del 1888 e a quella di Palermo del 1891.

Tornò a Pescara dove  il 30 gennaio 1895 il consiglio comunale della città deliberò la cessione di un terreno per permettergli di costruire uno stabilimento litografico e di pittura.

Nel 1895 il Consiglio Comunale di Pescara concedeva a Basilio Cascella un terreno in fondo a destra di via delle Acacie a condizione che l’artista provvedesse ad erigervi uno stabilimento artistico di pittura, litografia ed arti affini. Nacque in tal modo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 una specie di scuola d’arte che valse a richiamare un gran numero di giovani artisti che, attratti ed affascinati dall’arte del Maestro accorrevano in quella che ormai era diventata una fucina, alla quale essi intendevano forgiare il loro talento artistico. Intorno a questo nucleo iniziale si andò formando via via un circolo letterario al quale parteciparono, attraverso anche le riviste l’Illustrazione Abruzzese, l’Illustrazione Meridionale e La Grande Illustrazione, artisti divenuti di fama nazionale ed internazionale, quali D’Annunzio, Pirandello, Grazia Deledda, Ada Negri, Guido Gozzano, Umberto Saba, Salvatore Di Giacomo, Beltramelli, Vincenzo Bucci, Antonio De Nino, Marrone, Luigi Antonelli, Cerasoli, Gennaro Finamore, Marino Moretti, Clemente Rebora, Arturo Onofri, Corrado Govoni, Federigo Tozzi, Goffredo Bellonci, F.T. Marinetti, Sibilla Aleramo, Amalia Guglielmetti, Giovanni Pascoli, Matilde Serao, Salvator Gotta. Nel 1917 si trasferì con i figli a Rapino ove si dedicò all’attività di ceramista. Nel 1924 eseguì i tre pannelli policromi per la tomba dell’eroe abruzzese Andrea Bafile nella grotta sacrario della Maiella; nel 1926 sette pannelli di grandi dimensioni per la galleria dei banchi di mescita delle Terme del Tettuccio a Montecatini; nel 1930 cinque grandi pannelli con vedute delle città italiane per la galleria della stazione di Milano; nel 1939 i pannelli decorativi per la stazione marittima di Messina su progetto del figlio Michele.Il 24 marzo 1929 fu eletto deputato. Rimase attivo anche in età avanzata: realizzò numerose opere, tra cui la tela per le nozze del Principe di Piemonte a Villa Savoia a Roma nel 1930, i quadri allegorici La terra e Il mare per il Palazzo del Governo di Bolzano nel 1934 in collaborazione col figlio Tommaso, La giornata della fede al Palazzo del Quirinale a Roma, Gente italica e Fabbro al Ministero dell’Interno, Trebbia del grano al Ministero dell’Agricoltura. Fu presente a varie esposizioni tra cui la Quadriennale di Roma del 1931, la IV mostra del Sindacato Provinciale Fascista di Belle Arti di Abruzzo e Molise a Campobasso nel 1937. Tenne l’ultima personale a Milano nel 1948. Morì a Roma nel 1950.

Quella di Basilio era una famiglia numerosa: oltre che dal padre e da due sorelle nubili, era composta dalla moglie, da tre figli maschi, Tommaso, Michele e Gioacchino, e da quattro figlie femmine, Maria, Serafina, Clorinda e Noemi. Abitavano all’interno dello stabilimento in un disordine simpatico e capriccioso: inchiodati ai muri, per terra, sui mobili, in ogni angolo, abbozzi, quadri, mattonelle, piatti, vasi in ceramica buoni, rotti o mal riusciti, cavalletti, tavolozze e colori.”Entra e Adora” si leggeva sulla porta dello stabilimento di Basilio, dove i rulli passavano sulla pietra, le ruote giravano ai torchi e Don Ferdinando Giordano tornava a reclamare ancora altre serie di cartoline e Basilio prometteva, prometteva sempre, mentre era preso dall’entusiasmo per iniziare la pubblicazione dell’Illustrazione Abruzzese, tra il fumo e i mozziconi di sigarette, lÃodore dell’acqua ragia, quella sua voce che colmava abbondantemente tutto il laboratorio, il grande quadro “Il bagno della pastora” che non era mai finito, le stampe cinesi attaccate ai vetri. Basilio Cascella fu un artista che non ebbe maestri. Si sarà certamente giovato dei consigli e dell’incoraggiamento dei vari artisti dell’epoca coi quali ebbe amichevoli rapporti; ma ciò che egli fece, ciò che egli fu lo dovette soltanto a se stesso: al sentimento dell’arte vera che aveva nel sangue e nell’animo. L’Abruzzo era al centro dell’arte sua; tutte le sue opere portano i segni inconfondibili di un’ispirazione abruzzese, le sue figure più significative recano nitidi i lineamenti della razza abruzzese, sana, feconda, robusta, lavoratrice, prospera; infinite sono le sue tele dove si scorge chiara la nostalgia per i suoi monti, per il suo mare, per le sue valli, per i suoi campi, per la sua gente. Gli uomini e le donne, i bimbi e i vecchi, i casolari e le cascine, le allegorie, le scene agresti recano vibranti la intonazione abruzzese. La sua Addolorata piange con sette spade e col bel materno corruccio di sopracciglio sui letti di tutte le case campestri d’Abruzzo; i suoi pastori zufolano in canneti, su rive di fiumi, che son sempre un fiume: il Pescara. Le sue fantasie d’artista gliele ispirava l’Abruzzo nativo, del quale egli si era fatto un’immagine romantica e pastorale: lo popolava di pecorai e di greggi, e tra le forre dei monti, tra gli scogli del lido, nel folto dei boschi, dovunque ci vedeva spiriti aerei, ninfe, satiri, putti e suonatori di zampogna. Sullo sfondo del paesaggio natio balzano vivissimi profili di donne gagliarde, figure di pastori sognanti, greggi che vanno seguendo la via segnata dai secoli. E intanto gli crescevano i figli, malati, come lui, della divina malattia dell’arte. Tommaso, Michele, Gioacchino, tutti assai noti, che ne avrebbero continuato il nome assieme ai nipoti Pietro ed Andrea.

Foto e documenti sugli interessi artistici del pittore sono esposti presso i locali del Mediamuseum di Pescara