Il presunto bronzo di d’Annunzio del Prof. Oronzo Roberti

Quando nel febbraio del 1964 Rosanna nacque in casa D’Annunzio,  la statua era ancora lì.

E c’era ancora nel 1969 quando l’immobile fu affidato dal demanio dello Stato alla Soprintendenza BAAAS dell’Aquila.

Era lì, in quella specie di atrio, la statua a grandezza naturale che ritraeva il poeta in uniforme da ufficiale di cavalleria; un vero calco in gesso, finemente colorato in bronzo tanto da apparire nella fattispecie realizzato in lega.

Bronzo, non bronzo del Prof.Oronzo Roberti

 

 

 

 

 

 

 

 

Bronzo non bronzo.

La foto della statua, gentilmente messa a disposizione dal Dr.Licio Di Luzio, ci riporta ad una vicenda degli anni 50.

L’immagine fornita, a prima vista, dà proprio l’idea di trovarsi di fronte ad un bronzo a grandezza naturale che ritrae il poeta in uniforme da ufficiale di cavalleria.

L’antefatto:

Durante il  bombardamento del ’43 Casa D’Annunzio aveva subito danni ed  i necessari interventi di restauro sull’abitazione terminarono solo nel 1949.

La casa natale allora, notoriamente ampia, era rimasta però piuttosto vuota nell’arredamento.

All’inizio del percorso espositivo un grande vano ben squadrato, ora salone delle uniformi, costituiva l’anticamera per i visitatori del piano superiore.

Era lì, in quella specie di atrio, la statua a grandezza naturale che ritraeva il poeta in uniforme da ufficiale di cavalleria; un vero calco in gesso, finemente colorato in bronzo tanto da apparire nella fattispecie realizzato in lega.

Una presenza importante, forse un po’ severa, che, in quel vuoto, divenuto all’occorrenza ingresso, finiva  per apparire anche inquietante. Sul retro campeggiava più rassicurante un bel dipinto del XVIII sec.   “Rebecca ed Eliezer al pozzo”.

Da quella stanza, ampia e squadrata, iniziava la visita alla casa del Poeta. Il tragitto allora  poteva essere percorso nella direzione contraria di quanto avvenga oggi.

I famosi “tre scalini” si potevano percorrere scendendo e non salendo e la visita si esauriva presto poichè non certo numerosi erano i cimeli della casa scampati alle razzie della guerra.

Marietta, con l’aiuto dell’Abate Brandano e di Don Luigi De Renzis, improvvisati custodi, era riuscita a salvare ben poco degli arredamenti tradizionali visibili oggi solo attraverso la documentazione fotografica di De Antonis nel Museo delle Genti.

La fedele custode era riuscita a trasferire nei locali della Chiesa quanto più le era stato possibile per poi far riposizionare il tutto a cavallo della ricostruzione.

Una bacheca contenente il calco della mano e del viso del Vate, opera di Minerbi, attirava l’attenzione  del visitatore.

E poi a seguire:

  • fotografie appese alle pareti nelle stanze della casa
  • litografie di Basilio Cascella sulla Maddalena di Tiziano  e su Donna Luisa
  • Il Volto santo Manoppello e San Sebastiano
  • Ritratto di Marietta
  • Cassapanca prima metà del XIX sec stile popolare abruzzese
  • Caldano di ottone.
  • Letti  comò e specchiera del XVIII sec.
  • Torchio da stampa- tavolo da studio- piatto cinese-trofeo da caccia.
  • Materiale in esposizione di interesse allora marginale, tanto da sfuggire ora alla personale memoria. 

Fatto è che le curiosità del momento si esaurivano in un breve lasso di tempo e

ritornare all’ingresso dove era la statua con quel poco da vedere era presto e fatto.

Ma quella casa, pur scarsamente arredata, manteneva un certo fascino, forse perchè diversa, in quell’agglomerato di macerie che distingueva ancora l’abitato di Pescara agli inizi degli anni ’50. 

Fu in occasione di una delle fugaci visite da parte di una scolaresca, forse un pò vivace, che avvenne la rottura di una gamba della statua e fu lo stesso Prof.Roberti ad eseguire la riparazione.

Successivamente la statua, priva di una seria manutenzione, cominciò ad avere piccole lesioni e scheggiature che cominciarono ad incrinare l’immagine austera iniziale.

Una cosa comunque è certa.

La scultura albergò nella casa a tutto il 1970.

Il retroscena:

La statua, ora introvabile, di G.d’Annunzio fu realizzata da Oronzo Roberti.

Precisa la Prof.ssa Gabriella  Albertini:

“Il professor Roberti è stato il mio professore di disegno alla scuola media, allora allocata all’interno dell’edificio del Liceo Classico D’Annunzio.

L’artista era di origine pugliese, se non sbaglio salentina, e io lo ebbi come insegnante per tre anni. Apprezzato da tutti per la sua bravura e per il tratto gentile, appena celato dalla sua riservatezza, il professore era a Pescara in quanto risultato vincitore di concorso. Come giovane professore dubito  avesse i mezzi finanziari per costruire la statua; dev’esserci stato dunque un committente».

E certamente committenza ci fu e potrebbe aver avuto origine in seno ai componenti del comitato delle celebrazioni dannunziane  per la traslazione della salma di Luisa D’Annunzio nella cappella di S.Cetteo, avvenuta nel 1949.

 

 

foto De Antonis-letto Luisa D’Annunzio

La statua sarebbe stata portata in casa D’Annunzio proprio in tale occasione.

…….Il 27 agosto 1949 dal balcone della camera della mamma del Poeta il Presidente del Comitato Dannunziano, Dott.Gerardo Gentile, ringraziava quanti avevano offerto la propria opera per la celebrazione del Vate e permesso il rientro della Salma di Luisa De Benedictis in Cattedrale.

Un particolare che Marietta Camerlengo avrebbe potuto suffragare.

Il clima e gli interessi degli anni ’50?

Nelle sale cinematografiche imperversavano  film cult come Riso Amaro, Terzo Uomo, Totò cerca casa, Catene , nei teatri gli avanspettacolo…..

Si ballava nelle case a suon di fisarmonica e con la stessa si portava serenate sotto i balconi delle fidanzate…….

La musica era diffusa nelle case dalla radio, nelle strade dal pianino……

Le cantine ed i bar i luoghi del tempo libero e del dopolavoro, la piazza il luogo d’incontro…..

si rientrava presto di sera per la paura d’imbattersi….. nel lupo mannaro!