Lucia la Mammina

Lucia la Mammina

Quando il letto si scaldava con il prete….ed i bambini nascevano in casa grazie alla rara perizia professionale delle levatrici.

“Prete” era il nome comune che identificava un contenitore di legno a forma di dondolo che si inseriva, unitamente ad uno scaldino di brace, tra le coperte di un letto allo scopo di mitigare il freddo delle rigide stagioni invernali.

Storie di altri tempi

Lucia Di Giannantonio (Raiano 10.6.1894-Pescara 26.11.1966)
”una missione più che un lavoro”

L’ostetrica Lucia Di Giannantonio godeva all’epoca del privilegio di essere identificata subito, all’interno della comunità pescarese, con la citazione del solo nome.
A volte, per evocarla, era sufficiente l’appellativo ”la mammina”.
La donna recuperava il cognome di origine “Di Giannantonio” allorquando, durante le tornate elettorali, intendeva indirizzare simpatie verso l’On.Natalino Di Giannantonio, suo parente e segretario particolare del Presidente della Repubblica Segni.
Ancor’oggi nell’immaginario collettivo, ad oltre cinquant’anni dalla scomparsa, è ricordata come
L’infaticabile Lucia proveniva da Raiano e riassumeva tutta la sagacia, la forza e comunque i caratteri della donna abruzzese.
Ma cosa rendeva così popolare la figura dell’ostetrica Lucia?
Sicuramente la familiarità con cui la donna attuava la sua opera sociale senza porre alcuna distinzione di ceto.
Nella lettura di una sua scarna biografia troviamo punti forse poco determinanti a soddisfare la domanda.
In passato c’erano state altre persone che avevano esercitato la stessa professione, quali la Ciccarini, la Mungo, la Lacchè, figure infaticabili che avevano trovato una posizione di rilievo nel panorama sociale post-unitario e che, fra l’altro, avevano assistito a nascite di personaggi divenuti poi conosciuti anche in campo europeo.
Nessuna di esse però era riuscita ad assurgere alla notorietà della mammina.
Il nipote Bruno, vissuto per diversi anni con nonna Lucia, prova a fornirci qualche particolare in più sulla vita e sull’attività del personaggio.
Il suo trasporto verso la figura della nonna però è tale che quei particolari da analizzare impallidiscono di fronte ad una lunga disamina sulla natura del loro rapporto affettivo personale e si diluiscono nella minuziosa descrizione di una figura di profonda umanità in un contesto sociale e di vita non facile.
Il Sig. Bruno si sofferma sul ricordo del figlio di Lucia, Sandro Cariti, che era un appassionato di motori.
Una perizia incredibile nella preparazione delle moto ed una abilità rara nel governarli erano stati utili a costui per esibizioni di successo in gimkane attorno al circuito cittadino.
Il giovane aveva partecipato pure alle Mille miglia con una 500C versione giardinetta, in coppia con il pilota Carini, perdendo il primato solo per un banale contrattempo.
Non aveva mai avuto in vita un incidente.
Una grave malattia lo aveva stroncato giovanissimo nel 1953.
Aveva appena 28 anni.

Lucia la mammina, aggiunge poi, considerava la professione come un’autentica missione .
Vederla sbucare con la bicicletta, in tutta fretta, dalla sua abitazione di Via V.Colonna era cosa frequente.
Spesso c’era una carrozza ad attenderla.
Durante gli anni della dilagante motorizzazione una Fiat 600, di cui era proprietaria, costituiva il segnale della sua presenza.
Infaticabile e disponibile a tutte le ore, Lucia conosceva ogni piega del mestiere ed era oltremodo abile anche nella pratica delle suture.
La dedizione alla professione era notoria e la sua fama era tale che un giorno, per soddisfare una richiesta del Cav.Monti, si recò anche a Roma per assistere una partoriente.
Il dr.Mascaretti riponeva in lei massima fiducia ed interveniva solo nei casi ritenuti difficili.
L’ostetrica era pure solita continuare l’assistenza alle puerpere per 15-30 giorni oltre la data del parto. La riconoscenza verso di lei era talmente gratificante che il più delle volte la induceva a divenire madrina stessa dei neonati.
A partire dagli anni 30, e per oltre trent’anni, la mammina dei pescaresi e della ricostruzione
lavorò ininterrottamente fino ad un anno dalla morte.
Soffermarci sul suo ricordo, pur breve e frammentario, è sembrato doveroso.
Chi ha avuto la fortuna d’incontrarla potrà aggiungere particolari propri e contornarla meglio nella propria memoria.
Ultimo particolare……aveva I capelli rossi.