Padre Domenico

Padre Domenico

Don Brandano e Padre Domenico

In un’epoca di profonde trasformazioni sociali e di eventi drammatici si sono incrociate a Pescara le presenze identitarie di Padre Domenico e di Don Pasquale Brandano, figure impregnate di elevato senso civico e di straordinario carisma propulsivo.

Due personaggi, a prima vista, difficilmente comparabili, se giudicati nel solo ambito della  metodica adottata per raggiungere gli obiettivi.

Possente nella semplicità il primo, risoluto nell’autoritarismo il secondo.

Può sembrare paradossale, eppure, al di sotto degli aspetti superficiali esteriori, visibili solo nel modo di proporsi agli altri, in entrambi gli individui si riscontrano caratteri salienti comuni.

Genialità, intelligenza, doti di governo, determinazione,senso civico e religioso, elevate capacità manageriali,  tratteggiano in parallelo i due personaggi del ‘900.

Figure diverse dunque nelle apparenze, ma che ci appaiono del tutto gemelle nel concepire e realizzare  opere di valenza religiosa e sociale in qualità e quantità non facilmente riproducibili.

Padre Domenico e Don Brandano                                         

per gentile concessione dell’Avv.Umberto Luise

Padre Domenico(25 Agosto 1864-10 Dicembre 1943), il frate che in vita amava dialogare con la Madonna ed i santi, e che ancora parla ai cuori dei fedeli.

S.Antonio, ad esempio, fu per Padre Domenico cassiere trova soldi, amico e confessore, medico personale e protettore per tutta la vita.

A lui il frate durante la guerra affidò la Chiesa, spesso chiamata anche “Divina Stella del Mare”.

Costretto ad abbandonare la Pineta sotto i bombardamenti, Padre Domenico mise, dietro la porta centrale, la statua di S.Antonio di Padova a mò di guardia.

Nulla accadde all’edificio, benchè minato dai soldati tedeschi e  sminato poi dai soldati alleati.

In vita il frate aveva eretto, un po’ dovunque, un buon numero di edifici sacri, ma il suo desiderio grandissimo era rimasto quello di edificare, nella pineta di Pescara, una chiesa dedicata alla Madonna.

Dalle lettere di Padre Domenico a Mons.Brandano

“Quanto alla faccenda della nuova Chiesa nella Pineta, Vi assicuro che se io avessi il dovuto permesso, farei…,con l’aiuto del Signore, come ho fatto dovunque sono stato mandato dalla S.Obbedienza, come sapete.

Ma il permesso non mi viene dato, che cosa posso fare?…

Veramente avevo ed

ho un desiderio grandissimo di fare qualcosa di grandioso nella Pineta in onore della Ssma Madre di Dio, per darle un attestato dell’infinito amore che nutro per Essa,

ed anche perchè Pescara ha tanto bisogno di aiuti spirituali, ma se non mi si permette, la Divina Signora accetterà la mia buona volontà, e io posso stare tranquillo.

Se il Signore vorrà e vi ispirerà di farmi avere, a suo tempo, il permesso, tornerò volentieri alla Pineta per farvi tutto quel bene che potrò d’accordo con Voi, ma se il permesso non si otterrà, farò altrove il bene che mi sarà possibile di fare, e sarò sempre contento….(.)”

“Che importa essere qui o altrove, purchè si faccia la volontà di Dio”

dalle massime di Padre Domenico

Lama dei Peligni 20 Ottobre 1930

…..Gli parlai di Voi e di tutto il bene che fate costì, e, rallegrandosene, mi diede l’incarico di inviarvi I suoi ossequi      (.) mi parlò della chiusura della Chiesa di San Cetteo; se da una parte me ne rammaricai, da un’altra ne gioii, perchè tutto è stato permesso dal Signore per abbreviare la costruzione del Duomo…Di questo stesso parere è l’interlocutore, il lodato Vescovo Monsignor Del Bene.

Ora Vi dico in risposta alla v.ra pregiatissima, che se veramente volete ottenermi il permesso di venirvi ad aiutare per la costruzione della nuova chiesa nella Pineta, è necessario che vi presentiate al Reverentissimo Signor Cardinale Prefetto della S.Congregazione dei Religiosi, accompagnato da Mons.Vescovo Del Bene…o dall’Arcivescovo nostro Monterisi, portandovi delle lettere commendatizie di quegli.

(Padre Domenico consigliava di non rivolgersi ai superiori del suo ordine, che non vedevano di buon occhio l’impiego del frate nella costruzione della Chiesa della Pineta).

“Chi mi darà una pietra avrà una benedizione, chi due ne avrà due…”

La conclusione

La sua ultima e colossale opera è stata la Stella Maris nella pineta di Pescara,

costruita in stile romanico tra il 1931 e il 1940 con i residui del muro di cinta del cimitero e con oltre 50.000 mattoni provenienti dalla demolizione della vecchia Chiesa di S.Cetteo.

L’edificio sacro misura mt.45 in lunghezza, mt. 23 in altezza ed ha delle fondamenta degne di una fortezza.

Trascriviamo fedelmente, recependola dalla “Squilla dei Fratini di S.Antonio” Penne- Maggio 1948, la cronaca della traslazione del corpo di Padre Domenico da Chieti alla cripta della Stella Maris:

Il giorno 4 aprile del 1948 in un trionfo di gloria, tornò a Pescara-Pineta il servo di Dio P.Domenico.

Pescara, che tanto lo amava, gli tributò un trionfo regale.

Quando il corteo delle auto, scortanti la salma venerata provenienti da Chieti, raggiunse la piazza di S.Cetteo, un brivido di commozione pervase l’immensa folla.

Recò il saluto della cittadinanza all’umile eroe di Cristo, che tornava tra i suoi, il Parroco-Abate Don Brandano con un elogio sincero profondo e commosso.

Per i lunghi viali si snoda l’imponente corteo diretto alla Pineta. Tutta Pescara è presente e, con Pescara,rappresentanze di tanti paesi, primo fra tutti S.Eufemia, terra natale del Venerabile.Sulla bara, portata a spalle dai confratelli, sembra ergersi la scarna figura del Padre Santo in atto di benedizione, sorridente ai suoi devoti.

Un nuovo protettore veglia dal Cielo sulla Città diletta, sul Popolo fedele, sull’Abruzzo intero.