Pescara nell’iconografia storica

Gli Svegliarini”- Inediti del Circolo Aternino – Saggio breve

 Prof. Pasquale TUNZI 

Pescara – Consiglio comunale dei bambini – 13 Dicembre 2014

Il mondo delle immagini del passato offre un ottimo approccio alla conoscenza di un luogo. La storia di una città può essere appresa e diffusa attraverso le sue mappe storiche e le fotografie d’epoca, suffragate dai documenti d’archivio.

Pescara ha un passato molto ricco e interessante sotto molteplici aspetti, nonostante abbia perso molte testimonianze tangibili. Ripercorrere la sua storia attraverso l’iconografia è un modo per avvicinare i suoi abitanti, soprattutto quelli più piccoli, alla conoscenza dei luoghi in cui vivono, al fine di poterli tutelare adeguatamente. Ovviamente in questo discorso non si tralasciano i turisti, a cui va un occhio di riguardo, perché sono il veicolo indiretto dei diversi caratteri di una città.

Le immagini cristallizzano il tempo delle azioni e dei luoghi e consentono il confronto con il momento attuale, ossia riflettere sulle eventuali modificazioni avvenute e su quelle da compiere. Non possiamo sottrarci al processo di cambiamento, pertanto dobbiamo avvicinarci ad esso con circospezione, osservando, analizzando, meditando. E le immagini del passato, accanto a quelle attuali, possono essere di grande ausilio.

La storia di Pescara ha origini remote e qui la ripercorreremo a grandi linee avendo per riferimento le immagini. La prima di esse è la nota Tavola Peutingeriana di età romana, sulla quale è segnato, in prossimità del fiume Aterno, un insediamento costiero denominato Ostia Aterni, di cui gli archeologi ci hanno dato importanti studi.

La tavola è anche definita "Itineraria Picta",

L’icona posta sulla strada costiera è quella di un presidio militare, punto di sosta sul XVI miglio, e ciò attesta la preesistenza di insediamenti da parte di altre popolazioni. Il fiume divideva sin dal V° secolo a.c. il circostante territorio dei Vestini e dei Marruccini, ma l’approdo  costituiva porto comune al servizio di altri popoli italici confinanti.

Dopo questo periodo si hanno riproduzioni geografiche in cui troviamo indicata Pescara e citazioni nelle descrizioni dell’Italia.

Dall’età rinascimentale si iniziarono a produrre mappe più circostanziate che illustrano l’insediamento a cavallo del fiume: tra le prime vi è quella depositata a Firenze, in cui oltre alla cinta bastionata voluta dall’imperatore Carlo V, è presente la vecchia murazione turrita di età medioevale in cui era racchiuso gran parte l’abitato in forma trapezoidale. Tale forma fu generata da due strade che provenivano dal Tirreno, una costeggiando il fiume l’altra quasi ad essa parallela, per confluire sull’Adriatico.

Analoga mappa è quella prodotta da Carlo Gambacorta nel 1598: cinque bastioni lanceolati difendono la cittadina sul versante meridionale, e una coppia posta sul versante opposto cinge con le mura l’area di Rampina destinata ai militari di grado. La nuova ed efficace difesa si rese necessaria per far fronte all’introduzione delle armi da fuoco e alla necessità di difendere il versante orientale del Regno di Napoli dalle frequenti incursioni turche. Così Pescara diventa città militare e manterrà questo ruolo per tre secoli.

mappa prodotta da Carlo Gambacorta nel 1598

Mappa Piazzaforte Pescara di Carlo Gambacorta- 1598

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Per tutto il Seicento la Piazzaforte di Pescara non subisce alcuna modifica, nonostante le turbolenze politiche nel Regno che consentiranno di predisporre, nel 1705, un primo progetto di ampliamento della difesa bastionata con opere avanzate, non attuate.

La mappa a colori redatta in previsione dell’invasione delle truppe austriache

Infatti nel 1707 la guerra di successione spagnola porterà l’arrivo degli austriaci.
Da quel momento si susseguiranno progetti e stati di fatto nel tentativo di tenere sotto controllo la fortezza e il suo territorio limitrofo.

mappa relativa al piano d’assedio degli austriaci organizzato sul lato occidentale della cinta fortificata

L’evento sarà attestato dalla mappa relativa al piano d’assedio degli austriaci.

Altra mappa è il progetto di fortificazioni avanzate redatto nel 1734, una splendida ipotesi che però non fu realizzata per le consistenti spese che si sarebbero dovute affrontare.

re Carlo di Borbone portò nuova attenzione ai progetti di difesa

Così inizierà un periodo, lungo circa due secoli, di guerre, rivolte e successioni che giungerà all’inizio dell’Ottocento all’occupazione napoleonica * e nel 1814 allo scontro con i Borboni che istituirono il triste bagno di pena in cui furono rinchiusi molti patrioti.   
Piazzaforte Pescara 1815
Mappa conservata nell’Archivio di guerra di Vienna è stata pubblicata in N. Scerni, Alcuni cenni sulla fortezza di Pescara, in “Bollettino dell’ISCAG”, XVIII, n. 4, 1952..

Ovviamente  queste ed altre mappe attestano quanto sia stata alta l’attenzione rivolta alla cinta fortificata, quale macchina da guerra a difesa del versante nord-orientale del Regno, e come poco si tenne in considerazione l’abitato subordinato alle necessità della guarnigione. Infatti poche o quasi nulle furono le modificazioni delle abitazioni, mentre gli edifici religiosi furono adattati e convertiti a servizio dei militari.

Nella seconda metà dell’Ottocento molte cose stavano cambiando in Italia. L’arrivo della ferrovia nel 1863 fece la prima breccia nelle mura della fortezza e con l’Unità d’Italia la sua funzione militare decadde. A fine Ottocento l’amministrazione comunale si sentì così pronta a eliminare il segno gravoso del passato e chiese allo Stato di poter demolire la murazione bastionata. Questa avvenne nel tempo di alcuni anni e fornì la possibilità di ampliare la città verso sud nel 1887.

1 Definita “Itineraria Picta” la tavola riproduce un’antica carta romana in cui sono 200.000 km di vie militari di tutto l’Impero, le città, i luoghi di sosta, i porti, gli elementi naturali del territorio. È attualmente conservata presso la Hofbibliothek di Vienna. Porta il nome dell’umanista e antichista Konrad Peutinger che la ereditò dal suo amico Konrad Celtes, bibliotecario dell’imperatore Massimiliano I, il quale la scoprì nel 1507. La Tavola è composta da 11 pergamene riunite in una striscia di 680 x 33 centimetri e sarebbe opera di un anonimo monaco copista di Colmar che avrebbe riprodotto verso il 1265 un documento più antico di cui l’originale si ritiene posteriore al 328 e antecedente al 109 a.C..

2 La mappa è parte dei rilievi effettuati dal marchese di Celenza Valfortore impegnato nelle ispezioni alle torri e fortezze della costa adriatica del Regno di Napoli tra il 1592 e il 1598, per la difesa marittima.

*Ricordiamo che Murat nel riassetto amministrativo di Pescara, separò l’area a nord oltre il fiume destinandola al comune di Castellammare.