Quando l’aquila era di casa anche a Pescara…..


Livio Masciarelli, un capolavoro di arte fabbrile

12000 piume ed un'apertura alare di quasi quattro metri

Con le sue 12000 piume ed un'apertura alare di quasi quattro metri è tornato a volare 
nella memoria dei pescaresi l'aquila di Livio Masciarelli.
Un autentico prodigio di tecnica fabbrile realizzato nelle officine Camplone di via Tiburtina 
per essere eretto a simbolo della prima industria siderurgica di Pescara.
E' la narrazione di Eva Fusella Masciarelli ad aprire la gabbia dei ricordi. 
Lei era rimasta particolarmente colpita da un'enorme aquila, in acciaio forgiato e battuto, 
dall'atteggiamento superbo e aggressivo che troneggiava nell'ampio pianoterra di un palazzo 
d'epoca, tuttora esistente nella sua originale veste architettonica al numero 79 di corso Vittorio.
Correvano i primi anni '40 del Novecento quando in quell'esteso pianterreno del Palazzo 
A,CA.CE insisteva,  in forma permanente, una rassegna della produzione aziendale della 
 fonderia cittadina.
Quell'emblema appena realizzato, posto quasi a guardia dell'esposizione, riusciva a  
 comunicare efficacemente attraverso l'eleganza della sua possanza l'idea della potenza
 vincente della prima industria siderurgica pescarese e presto sarebbe assurto a simbolo 
dell'attività  imprenditoriale dei F.lli Camplone.
Una grande aquila reale dal busto protetto da 12000 piume, una scultura dal portamento  
solenne, poderosa nelle dimensioni, in cui estro artistico e genialità operativa del grande 
figlio d'arte si erano incrociati felicemente in una dimensione estetica di grande bellezza.
E dunque, quando c'era occasione, la piccola Eva si recava volentieri a rimirare questo 
enorme volatile d'acciaio. 
Tale itinerario dava adito alla passeggiata e dunque costituiva motivo e passatempo 
per le fanciulle di allora.
Il libro appena edito da Giovanni Cirillo delinea l'ampiezza ed il contesto storico dell' azione 
imprenditoriale dei F.lli Camplone.
Storia di una grande industria siderurgica di Pescara

Storia di una grande industria siderurgica di Pescara

L'azienda primeggiava allora in tutti i suoi cicli produttivi e non a caso aveva dato adito 
agli esperimenti di D'Ascanio nell'allestimento del primo prototipo di elicottero al mondo.
Un'orma del 900 che, nello spirito e nell'anima del primo mezzo secolo di vita, risulta 
dunque ben evocata dall'originale dell'opera.
Si inserisce l'immagine della copertina del libro nella convinzione che:
Fare memoria diventa pungolo per costruire il futuro”.