Il filo di Anna Basti, un caso forse unico

Anna Basti “Lettere in dialetto”

Mia divina……“lettere d’amore di Gabriele d’Annunzio a Barbara Leoni.   

Da tempo la scrittrice di Ortona ha costituito un legame particolare con il D’Annunzio della sua terra, vincolandolo all’idioma del suo territorio.

Un originale forma, oltre che un duro lavoro letterario, che forse non trova analoghi riscontri in altra parte d’Italia.

Barbara Leoni e Gabriele d’Annunzio sviluppano i loro sentimenti nell’Eremo di S.Vito attraverso una sceneggiatura della parola ricreata ad arte dalla glottologa che catapulta i due personaggi in un ambito dialettale, ritenendolo uno degli scenari possibili ideati dal Vate nelle sue manifestazioni d’amore.

Una trasposizione dialettale assolutamente non semplice e resa concreta solo in virtù di una preparazione, assoluta ed unica, da parte dell’autrice per la presenza di espressioni letterarie non sempre traducibili nei termini desiderati e non sempre rispettosi dell’armonia della parola perseguita dal Vate.

Un modo del periodare della lingua ed un confronto con l’idioma degli alfabetizzati costruito attraverso modulazioni fonetiche che solo una pronunciata osmosi di musicalità riesce ad annodare ed unire.

Un’opera faticosa, rischiosa, lontana dalle mode letterarie correnti ma anche una reliquia letteraria imperdibile della nostra letteratura.

Chissà poi se nella realtà D’Annunzio effettivamente non articolasse le sue carezze erotiche attraverso il linguaggio della sua terra. Non sarebbe poi tanto arduo pensarlo, considerando che agli amici personali si rivolgeva piacevolmente usando forme dialettali.