Marcinelle ’56 …. nessuno sapeva che eravamo santi
Questo in cui sono venuto a lavorare è un paese ostile, dove noi operai siamo costretti a vivere in
villaggi che altro non sono che campi di concentramento degli ebrei.
Tristi casette riscaldate dal carbone della miniera, dove vivono donne vestite di nero ad esorcizzare
un lutto sempre in agguato.
Gli uomini, come formiche, s’interrano ogni giorno nella miniera e si disperdono in chilometri di cunicoli
a volte non più alti di 40 centimetri, perchè, dicono i capi:
“dove entra una lampada può entrare anche un minatore!”
Visualizza articolo Marcinelle 56
“Sono stati riportati tutti su”
“ figurati che un cadavere di un giovane è scoppiato mentre facevano i funerali a Pescara–
E’ scoppiato dentro la chiesa ed è uscito il sangue dappertutto..
(Di Biase Benito, era il giovane ndr.)…. Fiducia Stucchi ved.Polisena
27 Novembre 1956 – Pescara
Cattedrale S.Cetteo – Funerali di Stato
La sig.ra Fiducia, moglie del sacrestano Peppino Polisena, ricorda che fu chiamato il Dr.Ernesto Rainaldi
quando da una cassa fuoriuscì sangue, o più esattamente un qualsivoglia liquido organico scuro.
Il medico fece allontanare tutti ed ordinò di coprire lo sversamento con della terra per evitare odori sgradevoli e
consigliò Fiducia di stare alla larga precauzionalmente dal luogo per non respirare le esalazioni
.La superstizione imperava a Pescara e qualcuno sparse la voce che il morto, posizionato nelle vicinanze
dell’immagine del Cristo Sacro Cuore, sulle file avanzate verso l’altare, avesse voluto
segnalare la presenza accanto ai propri cari.
I familiari piangevano e gridavano:- “è roba nostra! Dobbiamo riportarlo a Manoppello”
Visualizza articolo S.Cetteo Il giorno dei funerali