Torri costiere

Nel viceregno vi erano 1500 chilometri di costa da proteggere, ma gli iberici non si diedero per vinti e mutuarono così un principio difensivo utilizzato dai romani. 

 

Non v’è traccia di Castellum a Colle del Telegrafo.

Quel sito archeologico chiamato tuttora Colle del Telegrafo risulta aver ospitato

non una torre, nè un castello ma…semplicemente una postazione del telegrafo.

Di lì il nome consegnato dalla storia al luogo: Colle del telegrafo.

L’indagine sulle torri costiere conduce a tale conclusione.

L’argomento è di quelli interessanti e pertanto se ne riporta una sintesi.

carta dei fiumi del 1578 con a fianco il posizionamento delle torri costiere esistenti

Torri costiere

Gli Angioini intorno al XIII secolo furoni i primi ad ipotizzare per la penisola, e soprattutto per la parte più protesa nel Mediterraneo, un sistema permanente e completo di difesa e di segnalazione con fumo e fuochi dall’alto di torri collocate in promontori in vista una dall’altra.

Pratica in uso sin dall’antichità, le postazioni costiere sui litorali marini con funzioni di avvistamento contro la pirateria od incursioni militari non avevano mai assunto fino ad allora sistematicità strategica.

Per la loro funzione essenzialmente di avvistamento le mura risultavano poco spesse e si innalzavano per 2/3 dell’intera altezza su un basamento a tronco di cono, circondato all’apice da una cordonatura e sormontato da ulteriore costruzione a forma cilindrica.

Gli aragonesi successivamente mutaronono tipologia, forma e finalità a queste postazioni costiere ma non era ancora maturata la strategia di raccoglierle in un sistema organico di difesa del territorio.

Fu l’avvento dell’artiglieria a segnare il passaggio dalla forma circolare a quella quadrata per meglio resistere alle cannonate.

Le nuove torri, costruite con criteri più moderni, erano in grado di assolvere a funzioni di avvistamento, riparo ed offesa.

L’idea, coltivata e riproposta in più occasioni, fu raccolta alla fine dagli spagnoli attraverso il viceré Pietro di Toledo che nel 1532 dette inizio alla fortificazione del Regno di Napoli attraverso la costruzione di fortezze nelle principali città (Torri di difesa) e di torri lungo il litorale (Torri di avvistamento o guardiole).

Le torri di difesa sorgevano vicino ai centri abitati ed erano provviste di una guarnigione armata, dotata di pezzi di artiglieria di medio calibro.

Le torri di avvistamento erano disposte sulle alture, lungo la costa, in posizione atta a sorvegliare molte miglia di mare; ogni torre era in vista delle altre limitrofe per le opportune comunicazioni di pericolo tramite fuochi o segnali di fumo.

Lo stato di permanente belligeranza che scuoteva all’epoca l’intero territorio europeo incentivò l’inizio dell’assunzione di concreti piani di difesa.

Nuovi ordini di costruzione per conto e sotto la direzione dello Stato vennero emanati ai governatori provinciali nel 1563 dal viceré don Pedro Afan de Ribeira, duca d’Alcalà.

Regi ingegneri avrebbero individuato le località adatte alla costruzione di una catena ininterrotta di torri per tutto il Regno.

Le spese della costruzione dell’intera cinta difensiva, comunque progettata e deliberata dalla Regia Corte, sarebbero state imputate alle Università cointeressate proporzionalmente alla popolazione.

Da ogni torre sarebbe stato possibile scrutare il mare e vedere le altre due adiacenti, con la possibilità di inviare segnali luminosi e di fumo.

Ove possibile sarebbero stati previsti servizi di ronda a cavallo, da torre e torre a cura dei torrieri o cavallari.

Ai cavallari sarebbe toccato il compito di ribadire l’allarme alle università di riferimento.

Il piano di fortificazione si concluse solo nel 1601.

La battaglia di Lepanto che aveva sancito la fine delle scorribande saracene avrebbe reso inutile il sistema appena solo 10 anni dopo la realizzazione del primo impianto e assegnato ruoli nuovi al reticolo difensivo. Le torri avrebbero svolto da quel momento prevalentemente funzioni di controllo di persone e merci in entrata ed uscita dalla città.

Alcune divennero posti di dogana, altri sede di un primordiale sistema telegrafico dalle caratteristiche pressochè semaforiche.

L’unificazione dello stato italiano disattivò completamente qualsiasi giustificazione strategica fino a quel momento loro accordata.

Le torri furono abbandonate all’incuria del tempo e trasformate in cave di materiale per le necessità delle popolazioni locali.

Uno studio redatto nel 1976 ha posizionato in Abruzzo 18 torri comprese quelle di costruzione incerta e comunque indicate in documenti attendibili.

Non v’è traccia di torre a Colle del Telegrafo.

 Torri costiere-censim 1598 Ing.Gambacorta Carlo

Schema elaborato da Vittorio Faglia -Ist.Castelli-Roma 1977