Vittorio Pepe

Vittorio Pepe

Vittorio Pepe, coetaneo ed amico di D’Annunzio, nacque a Pescara il 23 luglio 1863 da Giuseppe e da Rachele Carabba; fu battezzato nella chiesa di S.Cetteo con i nomi Vittorio, Camillo, Giuseppe.
La sua famiglia era socialmente fra le prime della piccola Pescara, che a quei tempi contava all’incirca poco meno di 4000 abitanti; la sua abitazione era nei pressi del Circolo Aternino, in Piazza Garibaldi 28-.

Vittorio era uno dei più amati compagni di Gabriellino, col quale scherzava tutti i giorni al giuoco della guerra sui bastioni dell’Arsenale, sulle sponde del fiume e alla Pineta, meno però la domenica quando la madre del Poeta metteva al figlio il costumino della festa e la catena e orologio d’oro e lo faceva accompagnare alla messa e al passeggio dal vecchio servo Gennaro.
Aveva mostrato temperamento musicale già durante la frequentazione dell’asilo-scuola delle sorelle Delgado e il ciclo delle elementari con i maestri Eliseo Morico e Giovanni Sisti.
Usava per le sue prime esercitazioni una vecchia spinetta.
Appena dodicenne si iscrisse al Conservatorio S.Pietro a Maiella di Napoli.
Da subito gli capitò di frequentare un ambiente pianistico composto da docenti di chiara fama.
Si diplomò nel 1885 e lo stesso D’Annunzio dette pubblica notizia sul giornale “La Tribuna” del 12 Agosto inserendo l’evento in una mondana cronaca di Pescara.
Entusiastici furono i successivi commenti del Vate sulla sua iniziale produzione artistica, invero intensa e ben recepita anche da esperti musicologi.
Originalità, sensibilità, fantasia accompagnarono le produzioni musicali di questo autentico artista.
L’ingresso” fra gli eletti” del Cenacolo Michettiano, a fianco di Francesco Paolo Tosti, fu solo un tassello del prestigio che andava pian piano accumulando.
Invero la frequentazione del Convento era iniziata quando ancora era studente, ma l’attenzione degli esperti sul personaggio fu maggiormente solleticata dagli accenni dannunziani che lo ponevano ormai incamminato sulla via della gloria.
Scriveva D’Annunzio all’amico, conoscendo bene il suo carattere:
“…Tu, che sei una natura così signorilmente squisita di artista, tu farai molto, andrai molto avanti. Getta via lungi da te tutti i timori, tutte le timidezze, tutte le esitazioni: sii audace, sempre audace, non ti stancare mai di cercare, di tentare di provare. La via dell’arte è lunga e scabra ed erta: per salirla ci vogliono lombi armati di valore. Tu hai una intelligenza fine ed una cultura non comune; ti manca lo spirito irrequieto delle3 imprese.”

Ma sullo spirito irrequieto di Pepe prevalse la mancanza di perseveranza al sacrificio..
Si recò a Milano, ben accolto da Ricordi, che presto avrebbe dato avvio strepitoso alla carriera del giovane maestro.
Presto però  il musicista maturò la decisione di lasciare la metropoli lombarda per eclissarsi in Abruzzo nella tranquillità di una vita prettamente provinciale.
Scartata la professione di concertista, Pepe si dedicò all’insegnamento privato di Pianoforte, composizione, armonia e contrappunto a Chieti e a Pescara.
Ovviamente la natura delle sue composizioni da quel momento si adattò alle esigenze e all’influenza dell’ambiente locale. Non più sinfonie per grandi orchestre, ma musiche per bande, romanze, serenate e ballabili.
Da questo filone popolaresco, non disgiunto da musiche di carattere pubblicitario, cominciò a trarre una buona fonte di guadagno.
Fu nominato Cavaliere della Corona d’Italia per meriti artistici e successivamente commendatore.
La sua fortuna declinò intorno agli anni trenta perchè ritenuto non più musicista di moda.
Sorpassato venne considerato anche il suo metodo d’insegnamento.
Ormai isolato nell’ambiente di Pescara, il pianista moriva durante l’ultimo dei bombardamenti della seconda guerra mondiale l’8 dicembre del 1943 nella sua ultima dimora di Via V.Colonna.
A lui è stata dedicata  la via che costeggia lo stadio della città.