LA MIA SCUOLA D’ARTE

“L’altro luogo sacro della mia infanzia è la litografia di mio Padre,

 dove l’odore dell’acquaragia si mescolava al fumo delle sigarette Macedonia”    

                                                                                                                                        Michele Cascella

Nella bottega paterna Michele Cascella trovò la sua naturale scuola d’arte.

Fatti, personaggi, aspetti ambientali e sociali della Pescara del primo Novecento

rimangono tuttora freschi nella memoria in virtù di alcuni scritti lasciati a corredo

della sua straordinaria carriera nel campo della pittura.

 

Michele Cascella

 

 

 

 

 

(.) mi dovetti recare un giorno alla Banca di Pescara per un affare di cambiali, temo.

Mi incantai a guardare due quadri di mio padre, di notevoli dimensioni, che con mia grande sorpresa, vidi alle pareti di quell’ufficio.

Ne La Via del Santuario, una scena regionale, riconobbi nella fila delle donne, le mie tre zie, le sorelle di mio padre, un paio di cionchi, che chiedevano l’elemosina, e in fondo, il Santuario, presso un calvario.

L’altro quadro portava anche la firma di Vincenzo Alicandri, suo amico pure pittore, esperto paesaggista, nativo di Sulmona, insegnante di disegno presso le scuole tecniche di Castellammare.

Per questo quadro, La Vergine delle Rocce, aveva posato la modella Gaetanina, in primo piano ignuda, riversa per terra e la vallata della Pescara le faceva da sfondo.

La scoperta di questi due quadri nella banca mi si impose e intuivo la ragione

I due quadri erano stati pignorati e si trovavano là a garanzia di cambiali scadute.