Istituto Artigianelli Abruzzesi

Artigianelli nella struttura di un vecchio mulino sito sulla via Tiburtina Valeria,

 

A dirigere i vari laboratori Mons.Brandano chiamò 
collaboratori di elevata esperienza.

 

 

 

 

Con uno sguardo lungimirante rivolto alle problematiche civili successive al secondo conflitto mondiale, Mons. Pasquale Brandano fondò negli anni ’50 l’Istituto Artigianelli Abruzzesi, utilizzando la struttura di un vecchio mulino sito sulla via Tiburtina Valeria, a due chilometri circa dal centro della Pescara antica.

Un vero e proprio laboratorio per la formazione di arti e mestieri che comprendeva settori quali la Tipografia,la Falegnameria e l’ Edilizia.

Ad essi aveva libero accesso una schiera di ragazzetti di famiglie proletarie, spesso indigenti. 

Venivano avviati all'apprendistato di quei mestieri che avrebbero poi consentito loro 
di contribuire alla rinascita del Paese, messo in ginocchio dalla recente guerra. 
A dirigere i vari laboratori Mons.Brandano chiamò collaboratori di elevata esperienza. 
 Gianfranco Beato - Agosto 2014

La tipografia degli Artigianelli 

Edoardo Tiboni: 

“Ebbi frequenti e strette relazioni con don Pasquale Brandano, altro notevole protagonista di quegli anni del dopoguerra, quando cominciai a interessarmi di giornali e libri, all’editoria in qualche modo”.

Brandano un personaggio controverso, forse un po' troppo spregiudicato?

Indubbiamente lo fu.

Intelligente scaltro e debbo aggiungere anche molto colto, grecista e latinista notevole, ma aveva questa sorta di demone dell’affare. 

Era un gran realizzatore, capace di ottenere finanziamenti da tutti, dagli enti pubblici, dai privati, da tutte le parti…Esercitò la sua influenza sugli amministratori della città, sui politici, anche quelli romani…Era andato tante volte nelle stanze del potere a perorare la causa dei suoi artigianelli, chiese anche alla Cassa del Mezzogiorno, si fece aiutare da Spataro. 

Ottenne così tanti contributi, soldi per mettere su una tipografia importante, ben dotata, con diversi operai. 

Sapeva ben muoversi, lo faceva di sicuro nel modo giusto, poteva solo sconcertare vederlo con quella tonaca che continuava a indossare…

Brandano gestiva sulla Tiburtina la tipografia degli artigianelli. Era riuscito ad aprirla e a gestirla con grande abilità, anche spregiudicatezza, se vogliamo…” 

tratto dal libro “Fatiche E Sogni, Gente D’Abruzzo” di Edoardo Tiboni- Textus edizioni 2013 – intervistà di Enzo Fimiani

Vittorio Beato, compositore ed impaginatore proveniente dalla Reale Tipografia Carabba di Lanciano

A capo della Tipografia, su suggerimento del Dr.Enrico Patucca fu messo il Proto Vittorio Beato, compositore ed impaginatore di elevata esperienza. Egli proveniva dalla Reale Tipografia Carabba di Lanciano, casa editrice di fama nazionale, dove si era formato ed era rimasto fino a quando la stessa entrò in crisi e fu costretta a chiudere. Per la sua valentia era stato addetto alla composizione di testi di matematica ed algebra, di greco e persino di un libro sulla interpretazione dell’etrusco. Un corredo di esperienza di tutto riguardo.

Notevoli erano allora le difficoltà da superare per la giusta impaginazione. La composizione tipografica della matrice era tutta manuale e imprescindibile si dimostrava la perfetta conoscenza dei caratteri e delle regole connesse alla spaziatura e all’ortografia di riferimento.

Maestro severo e rigoroso, egli contribuì a formare non pochi tipografi che, in seguito, aprirono proprie attività in città ed altrove………….

                                                                                   Gianfranco Beato-Agosto 2014

Ancora Tiboni nell’intervista di Fimiani:

“Ebbi frequenti e strette relazioni con don Pasquale Brandano, altro notevole protagonista di quegli anni del dopoguerra, quando cominciai a interessarmi di giornali e libri, all’editoria in qualche modo.

Ci lavorava, ricordo bene, un giovane sveglio che poi si mise in proprio.

Ha tuttora la sua tipografia a San Silvestro”.

(Ndr. Tipografia Sigraf di Giuseppe Di Lisio, uno degli artigianelli di Don Brandano)

Giuseppe Di Lisio, un giovane sveglio che poi si mise in proprio. Ha tuttora la sua tipografia a San Silvestro

 

 

“Venni a sapere che i ragazzi che vi lavoravano erano sottopagati e impiegati ben oltre l’orario di lavoro. Don Brandano era in questo poco cristiano. Esigeva molto ma pagava poco, se non pochissimo.

Con lui questi artigianelli non se la passavano troppo bene..”.

 

…(.)”Ma come?! Le macchine gliele abbiamo fatte avere tutte noi dalla Cassa del Mezzogiorno”– ripeteva incredulo Spataro ….