Quella porta non c’è più!
Pescara compare oramai in ogni passaggio della storia europea grazie alla presenza della piazzaforte.
Sembrerà strano. ma la distruzione di una porta, che una volta veniva chiamata “principale” è diventata, pur senza volerlo, ostacolo al naturale ricordo..
Abbiamo perso non solo la porta, ma anche la nobiltà del suo passato. Sarebbe il caso almeno di ritrovare la maniera della sua evidenza, per ridare all’intero corpo edilizio che la conteneva il giusto grado di interazione con la storia.
Veniva, al tempo dei borboni, definita ” Principale” quella porta della antica Caserma di fanteria, pur essendo la sola concessa alla popolazione per entrare ed uscire dall’abitato di Pescara, allorquando la città era cinta da considerevoli mura.
Concepita fra i punti di presidio cittadino a difesa della città fin dai tempi di Carlo V, la varcarono naviganti e mercanti di ogni parte d’Europa. Eserciti compositi di francesi, austriaci, spagnoli, inglesi ne ambirono e ne contesero lo strategico controllo. Alcuna potenza di allora, inclusa la papale, avrebbe potuto esimersi quantomeno di citarla nell'approntare una strategia anche di sola alleanza. Assicurarsene il controllo avrebbe permesso perlomeno l’inizio della conquista del Meridione. Una porta maestra senza particolare evidenza se non nel raffronto dimensionale con le altre luci della edilizia stessa, adibite comunque a tutte altre funzioni.
Un punto di passaggio nel tempo scarsamente rappresentato nel suo originale aspetto, quantomeno considerando il prospetto lungo che abbraccia la via delle Caserme.
Eppure quel varco vide quantomeno consumare un atto importante della “prise de vue teatrale” sull’Unità d’Italia.
Di quel passaggio, alquanto spartano, stando all’unica immagine fotografica risalente al 1934 e tramandataci dal fotografo Pasquale De Antonis, ci rimane la testimonianza, anch’essa felice nell’unicità, di Tullio Bosco, di cui se ne tratteggia il sunto.
La porta, l’unica rimasta in piedi nella sua forma originaria fino al 1941, si presentava alla stregua di un grande arco romanico, identico e riflesso su entrambi i lati, alto 6 metri e largo 4.
Due grandi portoni di legno chiudevano l’accesso al sopraggiungere del tramonto.
Il locale che intercorreva fra le porte era profondo 15 metri e largo 12. Quell’area venne inizialmente riservata al corpo di guardia e al controllo daziario, ma con il mutare delle situazioni variarono le destinazioni d’uso.
Quello spazio fu utilizzato negli anni ‘30 del ‘900 fra l’altro come mercato del pesce..
Al di sopra dell’arco sulla Via Dei Quartieri (attuale Via Delle caserme) capeggiava una grande meridiana che forniva l’ora giusta nelle giornate di sole.
Accadeva a Pescara – Tullio Bosco
Attraverso la coinvolgente ricostruzione dell’artista Enea Cetrullo abbiamo voluto al presente riecheggiarne il ricordo.