Il “Mare Vecchio”

...Il mare, senza quelle orribili scogliere..Il mare, senza le orribili scogliere di oggi, era limpido e pulito.
Vista da lontano la spiaggia appariva simile a una grande tendopoli che ricordava, a parte il colore, gli accampamenti dei pellirosse d’America.

Il “mare vecchio”

……nella descrizione di Aldo Grossi

I pescaresi di allora chiamavano “mare vecchio” il primo tratto di riviera prossimo al porto, cui si accedeva per l’attuale Viale Vespucci.
Tale viale in quel tempo era costeggiato da alti e maestosi pini marini, che, in prossimità della spiaggia, si disponevano a cupola toccandosi per i rami, come a formare un lungo arco trionfale dispensatore di ombra e di frescura.
Nel periodo estivo il “mare vecchio”, si fa per dire, si rimetteva a nuovo, punteggiandosi di capanni costruiti con lenzuola e tre stecche congiunte all’estremità.
Comuni canne di siepe e lenzuola, che i ragazzi solitamente si portavano dietro da casa, percorrendo distanze non trascurabili a piedi e tra la polvere delle strade.

Tale lembo di spiaggia era nel cuore di ogni pescarese al pari di altri aspetti caratteristici della cittadina.
Un vincolo profondo legava gli abitanti a questo tratto di arenile, forse per la vicinanza del fiume, le cui acque si congiungevano col mare e al cui fascino non si era sottratto nemmeno il giovane Gabriele D’Annunzio.
Monticelli di sabbia, costellati di tamerici e ciuffi di erica selvaggia, donavano un tono agreste al panorama marino.
Le piccole dune costituivano recessi per gli approcci intimi degli innamorati ed integrazione alle passeggiate romantiche sul molo e alle escursioni tra i grossi massi della scogliera.

Memoria tratta da “Via del Procacciolo” di Aldo Grossi