Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio

“Voglio ancora svelare me a me stesso, voglio dire come l’impronta della mia città natale sia stampata in me, nel meglio di me, fieramente, ricordare ricordare, voglio; e gettare la mia miseria nel gioco mortale”.
G.d’Annunzio

Gabriele D’Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863 e muore a Gardone Riviera il 1° marzo 1938.
Poeta, romanziere, drammaturgo, novelliere, giornalista, eroe di guerra, diventa uno degli scrittori più prolifici e controversi tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Nei suoi romanzi, nei suoi drammi e particolarmente nella sua poesia, egli dimostra grande virtuosismo verbale e passione per la vita, intesa nel più lato senso della parola.
La passione, la violenza, la superstizione, e l’amoralità della sua vita e delle sue opere sconvolgono molti critici del tempo.
Figlio di benestante, a sedici anni pubblica Primo Vere (1879), a diciannove Canto Novo.
Il suo primo testo in prosa “Terra Vergine” coincide con l’epoca del suo ingresso nel Cenacolo Michettiano.
Nel 1883 sposa Maria Harduin di Gallese, da cui avrà tre figli, Mario, Gabriellino e Veniero.
Sempre più indebitato per la vita dispendiosa che conduce, vive tempestose relazioni amorose extraconiugali. E’ il periodo in cui elabora romanzi di buon successo come Il Piacere, L’innocente ed il Trionfo della morte e, fra ristrettezze economiche,  diventa nuovamente  padre di altri due figli, Renata e Gabriele, in un rapporto di convivenza con Maria Gravina Cruyllas.
A Venezia nel 1895 inizia il rapporto amoroso con Eleonora Duse.
Romanzi e dramma teatrali si susseguono nella stesura; Le Novelle della Pescara e La Figlia di Iorio, di ambientazione abruzzese, segnano l’apice di una felice stagione letteraria.
La successiva ripresa di una  intensa vita mondana con nuovi turbolenti passioni frenano le espressioni creative.
Scrive comunque La vita di Cola di Rienzo, La fiaccola sotto il moggio, Forse che si-forse che no.
Pressato dai creditori si trasferisce in Francia.Appartiene al periodo del forzato esilio ”Il Martirio di San Sebastiano” , redatto in lingua con l’uso di antiche forme dell’idioma transalpino.
Nella prima guerra mondiale ha un ruolo attivo, partecipa a numerose e clamorose azioni belliche, soprattutto aviatorie.
Insoddisfatto per le mancate concessioni territoriali all’Italia, malgrado la vittoria, si lancia nell’impresa fiumana.
Il tentativo di convincere gli italiani a difendere la storica e naturale volontà di annessione di alcuni territori al di là dell’Adriatico fallisce.
Costretto a lasciare Fiume,  D’Annunzio si rifugia  a Gardone, in una sorta di volontaria prigionia nella villa battezzata “Il Vittoriale”. Muore il 1 Marzo 1938.
Considerata nel suo complesso, l’opera di D’Annunzio colpisce per la grande mole quantitativa, rivelatrice di un’assiduità di lavoro e di una rapidità creativa ugualmente staordinari. Colpisce anche l’ampiezza espressiva dello scrittore per la disinvoltura e la versatilità con cui riesce a passare dal giornalismo alla narrativa, dal teatro alla lirica, dalla prosa all’oratoria politica.
D’Annunzio mostra anche un’eccezionale capacità di individuare le tendenze e carpire le correnti più originali ed interessanti, assimilandole nel proprio lavoro e traducendole in elementi di innovazione per l’intero movimento letterario europeo.